Sindrome della “spalla congelata”: utilizzo dell’ecografia.
La spalla congelata è un quadro patologico che si manifesta innanzitutto con dolore localizzato alla spalla (nella regione deltoidea), a volte al braccio e limitazione funzionale.
Nei pazienti che presentano dolore e rigidità da molto tempo, può presentarsi anche dolore medialmente alla scapola. Il dolore è molto forte nelle prime fasi, presente soprattutto di notte e al mattino, o quando si cerca di muovere il braccio. Insieme al dolore, c’è una progressiva perdita e limitazione di tutti i movimenti dell’articolazione gleno-omerale, sia attivi che passivi. Questa restrizione funzionale della mobilità della spalla dà il nome alla patologia: la spalla è come se fosse “congelata”, e muoverla è dolorosissimo.
Altri segni e sintomi di questa spalla congelata sono: elevazione passiva < 100°, extrarotazione passiva < 30°, intrarotazione passiva < 5°. Quindi all’improvviso il movimento si blocca (e non migliora) e compare un dolore inaspettato. Una delle cose che contraddistinguono peculiarmente il quadro della spalla congelata è che un’immagine radiografica, nella maggior parte dei casi, mostra un quadro completamente normale, se non per la possibile presenza di osteopenia o di tendinite calcifica. Di solito una radiografia alla spalla è il primo esame che viene prescritto come indagine, per escludere fratture, patologie articolari, lussazioni, ecc. Il trovarsi di fronte ad un paziente che lamenta forti dolori e rigidità, soprattutto se questa rigidità è presente anche durante i movimenti passivi e con un’immagine radiografica negativa, già ci indirizza verso la diagnosi di spalla congelata. Ovviamente non è sufficiente questo per la certezza della diagnosi. Di importanza fondamentale è l’esame clinico del medico specialista. Egli va ad analizzare: Fattori di rischio per una “frozen shoulder” secondaria ad altre patologie della spalla, la limitazione dei movimenti, valuta se è presente atrofia del deltoide e del sovraspinoso, talvolta accompagnata da alterazione di atrofia della muscolatura periscapolare, un’iperalgesia secondaria o centrale, se è presente dolore neuropatico, se è presente una disregolazione segmentale
L’uso dell’ecografia si è dimostrato utile per diagnosticare una spalla congelata. Può identificare una zona di neovascolarizzazione nella zona dell’intervallo dei rotatori (presenza di una zona ipoecogena), un inspessimento del legamento coraco-omerale e un tessuto infiammatorio fibrovascolare. Inoltre l’aiuto ecografico diventa fondamentale nel trattamento delle calcificazioni intratendinee che possono essere centrate e aspirate lavandole con soluzione fisiologica. Un processo efficace quanto l’uso delle onde d’urto, ma con il grosso vantaggio di risolvere il problema in una sola seduta. In più, senza il forte dolore associato all’utilizzo della macchina per frantumare i sali di calcio (simile a quella della litotrissia renale).
Grazie all’analisi ecografica è possibile concludere la visita ortopedica investigando ed esaminando l’area della spalla che si suppone sia la responsabile dei sintomi lamentati dal paziente, eliminando o confermando in tempo reale ogni sospetto diagnostico. Senza l’ecografia, sarebbe necessario ricorrere ad indagini diagnostiche di secondo livello, come la rmn.