21 Maggio 2024

La Sindrome del Tunnel Carpale

La Sindrome del Tunnel Carpale

La sindrome del tunnel carpale si manifesta quando il nervo mediano, che attraversa una specie di “tunnel” tra le ossa del polso e il legamento trasverso del carpo, viene compresso tra queste e i tendini dei muscoli che fanno flettere le dita. Il tunnel carpale è piuttosto frequente e colpisce prevalentemente le donne e chi svolge un’attività manuale specie se ripetitiva (sarti, operai, lucidatori di mobili, domestici, macellai, musicisti, dattilografi ecc.) E’ poi colpito chi usa la tastiera del computer per molte ore al giorno, ma soprattutto casalinghe, contadini, muratori e chi usa attrezzi vibranti come i martelli pneumatici.

Causa principale è l’abitudine di fare movimenti ripetitivi del polso con una certa forza e tenendolo piegato, tipo potare, tagliare, lavorare ai ferri. Esistono tuttavia fattori predisponenti come la familiarità, il diabete, l’artrite reumatoide, l’ipotiroidismo e i fattori ormonali. Inoltre l’assunzione della pillola anticoncezionale, la gravidanza e l’inizio della menopausa possono causare un transitorio peggioramento dei disturbi.

La diagnosi viene suggerita dalla presenza di intorpidimento, formicolio e dolore nella zona del nervo mediano che comprende il pollice, l’indice, il medio e parte dell’anulare. Nei casi più avanzati si nota una debolezza (cadono gli oggetti dalle mani) e una atrofia dei piccoli muscoli della mano alla base del pollice (eminenza tenar). Il dolore spesso peggiora di notte e può anche risalire all’ avambraccio e al braccio. Ci si sveglia di notte e, per riuscire a riprendere il sonno, si deve scuotere a lungo la mano che è dolente e intorpidita. Tuttavia non tutti coloro che hanno disturbi con formicolii, debolezza e dolori alle mani e polsi hanno la sindrome del tunnel carpale.

Per una precisa diagnosi, suggerita dai sintomi, si può ricorrere alla Elettromiografia, un test con piccoli impulsi elettrici, che dura circa 20 minuti, con cui riusciamo a fare una diagnosi esatta in oltre il 95% dei casi.

Trattamento: oltre a fare una diagnosi precisa l’esame elettromiografico permette di distinguere accuratamente i casi di più lieve compromissione, che possono essere potenzialmente reversibili e che beneficiano di un trattamento preventivo (evitare i movimenti ripetitivi) e conservativo (uso di polsini e tutori; terapia con antiinfiammatori) dai casi di più grave compromissione per i quali è ind icato il trattamento chirurgico.

Il trattamento chirurgico è molto semplice, viene effettuato in regime di Day Surgery e dura circa 20-30 minuti, in anestesia locale.

Dopo l’intervento chi non fa lavori manuali può riprendere l’ attività entro 7-10 giorni, mentre chi usa la mano con forza deve aspettare circa 3 settimane.

 

Dott Massimo Marzullo – Specialista in Neurologia presso Istituto Galeno di Brindisi